Martedì 30 maggio l’incantevole cornice delle Antiche Cantine Gulino a Siracusa ha ospitato la presentazione della bottiglia ufficiale di Moscato di Siracusa “Don Nuzzo” legata ai 2750 anni della fondazione della città.
Presente una delegazione del comitato “Siracusa 2750”, a partire dal presidente Pucci Piccione e dal presidente di “Noi albergatori” Siracusa Giuseppe Rosano, oltre alla prestigiosa figura di Cettina Voza, studiosa e storica siracusana, e di Teresa Gasbarro, direttrice e responsabile dell’Enoteca della Strada del Vino e dei Sapori del Val di Noto.
Orgoglioso padrone di casa è stato il dottor Sebastiano Gulino, titolare dell’omonima cantina e presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Val di Noto. “Sono orgoglioso di rappresentare la mia città – ha detto il dottor Gulino – orgoglioso di presentare un prodotto intimamente legato al territorio e che proprio alle uniche peculiarità di questo territorio deve la sua fortuna”.
“Il Moscato di Siracusa – si legge in un testo redatto dalla giornalista Silvia Caruso Pupillo – è uno dei pochi vini a vantare una genealogia certa: il suo diretto antenato è il vino Pollio, così chiamato dal tiranno siracusano Pollis che, per primo, introdusse a Siracusa la vite biblina (proveniente dai monti Biblini, in Tracia).
Scrive Saverio Landolina Nava, storiografo ed enologo vissuto a cavallo tra il ‘700 e l’800, che «il nome Pollio fu dato in Siracusa a quello stesso vino altrove chiamato Biblino», da identificare con il Moscato di Siracusa perché, confrontando le relative tecniche enologiche moderne con quelle descritte da Omero, Esiodo e Plinio, esse risultavano simili. La sua intuizione, quindi, fa risalire le origini del Moscato di Siracusa all’VIII-VII sec. a. C., quando i Corinzi di Archia giunsero sulle coste siracusane e qui fondarono la città, 2750 anni fa.
Il Moscato di Siracusa è, dunque, il vino più antico d’Italia, forse anche d’Europa.
Dionigi I (432-367 a. C.), tiranno di Siracusa, istituì addirittura un fondo, destinato a uso e consumo della reggia, per la coltivazione delle uve di Moscato.
Plinio il Vecchio definì l’uva Moscato “apiana”, tanta era la sua dolcezza che richiamava, appunto, le api.
Per lo storico latino Eliano, «laudatissimus erat Syracusanis Poliumvinum».
Dal 1200 in poi, il Moscato entrò nelle prime opere in lingua italiana, a indicare quei vini dolci e aromatici prediletti dalle classi sociali più elevate in Sicilia.
Ne troviamo citazione in diversi componimenti burleschi siciliani del 1500, che ne esaltavano qualità e virtù, e in numerosi documenti testamentari del periodo, in cui il territorio della “Fanusa” era indicato come specifico per la produzione di vino Moscato. Lo storico Fazello, il primo a intravvedere il legame con l’antico Pollio, ne parla come di un vino «dolce, di grato odore e soavissimo».
Le navi del Re Sole (1643-1715) approdavano nel porto di Ortigia per rifornirsi di vino Moscato.
Alexandre Dumas inserì i «moscati bianchi e rossi di Siracusa» nel suo grande Dizionario di cucina (1873) tra i vini liquorosi più famosi. Nel suo romanzo I tre moschettieri, i protagonisti brindano con Moscato di Siracusa; il conte di Montecristo, nell’omonimo romanzo, lo offre regolarmente ai suoi ospiti.
Eppure, per un certo periodo di tempo, la produzione di vino Moscato, in Sicilia e in particolare nel siracusano, subì una battuta d’arresto. L’epidemia di fillossera – un parassita che aggredisce le radici delle viti – diffusasi nel corso del XIX sec. in Francia, flagellò l’Europa e l’Italia, minacciando seriamente la viticoltura europea e decimando la produzione vitivinicola italiana: alcuni vitigni autoctoni resistettero, di altri si persero le tracce. In Sicilia, la superficie coltivata a vite si ridusse da 320.000 ettari a 175.000. E quando, nel 1884, la fillossera giunse nel siracusano, i vitigni di Moscato ne furono vittime eccellenti: la produzione declinò irrimediabilmente; nel 1960 – stando a quanto riportato da Bruno Pastena – erano pochissimi i vigneti di uve Moscato nel territorio compreso tra Siracusa e Floridia.
L’anno di svolta? Il 1973, quando fu approvato il disciplinare di produzione della DOC del Moscato di Siracusa. Ma solo a partire dagli anni Novanta i vitigni di Moscato iniziarono a ripopolare il territorio siracusano, restituendo a questo vino dolce e profumato il posto che gli spetta nella storia e nell’enogastronomia”.
Al termine della presentazione il maestro pasticcere Franco Manuele, titolare della Nuova Dolceria di Ferla, ha offerto ai convenuti il gelo di Moscato e il gelato al Moscato di Siracusa, entrambi particolarmente apprezzati dai presenti.