Mangiare in crociera: l’arte dell’abbuffo, dello spreco e del riciclo

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Tra le pagine di questo giovane magazine abbiamo battuto parecchie volte il tasto della qualità, dell’eccellenza, della genuinità di prodotti, alimenti e preparazioni.

E’ un po’ il nostro mantra, la nostra croce e delizia se vogliamo, un marchio di fabbrica che abbiamo voluto intestarci nel momento stesso in cui abbiamo deciso di parlare, a modo nostro, di cibo e cucina.

Eppure, reduci da una crociera che ci ha visti navigare per 10 giorni tra Mediterraneo ed Atlantico, a bordo di una immensa nave messa in mare da un famoso armatore, abbiamo potuto constatare con mano, verificando o smentendo di volta in volta, alcuni dei luoghi comuni e delle dicerie legate al cibo di bordo. Vi invitiamo dunque a leggere questo parere che – lo diciamo in premessa – è tutto fuorché autorevole ma che viene fornito dal sottoscritto dopo aver assaggiato “a terra” piatti di chef del calibro di Enrico Derflingher, Maurizio Urso e Gianfranco Vissani. La sfida era dura, vediamo dunque come è andata!

Una volta saliti su una nave da crociera, esistono sostanzialmente due obiettivi: 1) scovare ogni anfratto del buffet principale, sperando di trovare cibi sfuggiti allo sguardo dei più e 2) cercare poi di sopravvivere alle porzioni da affamato cronico che in maniera automatica vengono inserite nei piatti.

Il primo punto è il più bello, perché implica un minimo di esplorazione nonché addirittura di movimento, girando con occhi attenti e scrutatori la grande sala e sfidando con lo sguardo il personale di cucina, sospettosi, pronti ad interrogarli e a pedinarli in caso di movimenti inusuali di vassoi.

Una volta accertati della tipologie di vivande presenti, parte la gara alla creazione del più ampio piatto possibile: tutto, ma proprio tutto perde di identità in un piatto self-service di un buffet da crociera. Ecco allora l’angolo dei primi, dove gli immancabili spaghetti al pomodoro si uniscono alle penne panna e funghi, ai fusilli robiola e radicchio e alle crepes verdi con spinaci e ricotta. Il risultato sul piatto? Un pappone indefinibile dal gusto incerto. Peccato che anche presi singolarmente i primi non spicchino certo per l’intensità o l’identità dei sapori…

I secondi di bordo appartengono invece generalmente a due tipi di macroaree, quella “classica” e quella “del giorno”. Del primo turno fanno parte i rassicuranti petti di pollo, braciole, salsicce e filetti di pangasio-marlin-salmone alla griglia, accompagnati dalle verdure varie. Ogni giorno invece cambia il secondo principale, quello che dovrebbe essere “più buono”: maialino da latte, pollo, seppie, calamari, manzo ecc, serviti insieme a patate presentate sempre diversamente. In effetti questi tipi di secondi sono generalmente più gradevoli, raggiungendo in alcuni casi (vedi maialino da latte arrosto o pollo alla diavola) una ampia sufficienza; sulle patate invece ritorneremo più avanti.

C’è poi il limbo dei contorni e delle portate che potremmo definire “di mezzo”: focacce, preparazioni di carne o pesce freddi, insalate di riso, torte salate e frittate, salumi, formaggi, insalate miste, hamburger, hot-dog e altre varie amenità. Una intera categoria di alimenti dalla qualità tra lo scadente e il medio-basso, messa a disposizione della massa per poter creare composizioni sempre più spettacolari di piatti. Questa, tra le altre cose, è la tipologia di alimenti protagonista di gran parte del mostruoso spreco di cibo a bordo, considerato che molto spesso tali cibi vengono presi o per curiosità o di fatto dopo aver già mangiato abbondantemente primi e secondi.

Le agghiaccianti scene di abbuffate e sprechi si ripetono ovviamente sia a colazione sia a merenda (sì, a bordo si mangia ogni due ore circa…) per cibi dolci e salati; la situazione migliora per forza di cose a cena dove volendo si può ancora mangiare al buffet ma per fortuna nella maggior parte dei casi la scelta più saggia ricade nel classico ristorante con servizio al tavolo, dove le porzioni pur essendo “normali” in quel contesto di super abbondanza sembrano quasi “misere”.

Declinati in maniera più o meno esaustiva i concetti di “abbuffo” e spreco, non resta che fare un simpatico accenno alla sempre eccezionale arte del “riciclo”, indispensabile proprio per contenere un minimo i costi ma soprattutto gli sprechi dei cibi al buffet: ecco che se a pranzo abbiamo avuto patate al forno o bollite, la sera troveremo abbondanti purè aromatizzati; in caso di verdure saltate o grigliate (esempio: zucchine, carote, broccoli, fagiolini) a sera avremo un minestrone con…zucchine, carote, broccoli e fagiolini, ma gli esempi (soprattutto con patate o verdure) sarebbero decine.
Si tratta insomma dell’arte del riciclo e dell’ottimizzazione portata ai massimi livelli, un modo di cucinare indispensabile in un contesto in cui, ogni giorno, vengono serviti circa 3500 coperti.

In conclusione se nulla, ripetiamo nulla può essere appuntato in crociera riguardo alle quantità dei cibi, al servizio in generale e persino alla scelta dei vini, di livello più che accettabile, molto da ridire resta sulla qualità media degli alimenti e di alcune materie prime nonché sulle cotture di massa, per forza di cose troppe volte veloci, incomplete, superficiali.

Una cucina che noi di Gusto News non possiamo che bocciare augurandovi però, al contempo, di poter passare anche voi qualche settimana spensierata in crociera; l’importante è che lo scopo non sia solo quello di mangiare!

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Direttore responsabile di Gusto News

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